Hugh Carthy, storia di un britannico atipico

 

Nato a Preston il 9 luglio del 1994, Hugh Carthy è un corridore professionista. Ha sempre sognato di correre all’estero e di partecipare ai Grandi Giri del panorama ciclistico internazionale: ma con quale formazione? Ci facciamo questa domanda dal momento che un corridore giovane e di prospettiva, perlopiù britannico, dovrebbe, di regola, andare a finire nella grande famiglia del Team Ineos (ex Team Sky) e invece no. Carthy, le cui qualità sono emerse sin dagli anni 2013-2014 quando ancora lo scalatore inglese militava per la formazione locale della Rapha Condor (dove si è reso protagonista vincendo, tra l’altro, il Giro di Corea, ndr) ha deciso di intraprendere una strada diversa. Al termine della stagione ciclistica 2014, l’anno in cui Nairo Quintana conquista il Giro d’Italia e Vincenzo Nibali vince il Tour de France, arriva un’offerta di contratto dalla squadra professional spagnola: la Caja Rural Seguros. Ed è lo stesso corridore ad affermare, senza problemi, di aver cercato su wikipedia informazioni sulla squadra, non perché non ne conoscesse la provenienza, ma perché voleva imparare a conoscere il roster e i direttori sportivi: insomma, voleva approfondire meglio quella che di lì a poco sarebbe stata la sua destinazione: Pamplona.

Non è stato facile cambiare totalmente lo scenario: lasci parenti, amici e il tuo Paese d’origine, ma Carthy la ritiene una scelta necessaria e non ha alcun dubbio, accettando l’offerta pervenutagli dal team basco. In terra iberica Hugh dice di aver imparato molto: la lingua, ovviamente, per adattarsi, ma dice anche di aver stretto amicizie e di aver guadagnato molta esperienza sulla sua materia preferita: il ciclismo. Il suo obiettivo, però, è quello di un ulteriore salto. Carthy vuole arrivare nella cosiddetta Serie A dello sport a due ruote: il World Tour, che è tutto un altro mondo rispetto ad una formazione professional. Per farvi capire, il budget della Caja Rural, che si aggira intorno ai quattro milioni, viene utilizzato dalla Ineos per pagare l’ingaggio di un solo atleta: Chris Froome. 

Lo scalatore classe 1994 ha così l’opportunità, nel 2015, di correre per la prima volta della sua carriera in un evento WT: il Giro dei Paesi Baschi: “Velocità pazzesche, mai immaginate” afferma lo spilungone di Preston. Addirittura, al termine della quinta frazione, con arrivo ad Aia, Carthy dice di aver dato il massimo e di essere andato ben oltre i propri limiti. “Pensavo di essere andato bene, poi controllai la classifica ed ero arrivato 98esimo: beh almeno centrai la top cento”. Hugh però ce l’ha fatta: per la prima volta ad un evento WT. Ritornerà un anno più tardi, questa volta in Catalogna, per centrare un grandissimo nono posto in classifica generale, portando a casa la maglia bianca di miglior giovane della corsa davanti a Davide Formolo. 

Una crescita notevole quella dello scalatore alto ben 193 cm (pesa 68 kg, ndr) che è riuscito ad effettuare un bel salto di qualità in un anno in cui ha potuto fare esperienza e capire veramente cosa significa correre ai ritmi dei campioni e al loro fianco. Insomma, i mesi passano e Carthy viene convocato per la Vuelta: un sogno che si avvera. Il suo primo GT in carriera, un passo in avanti impressionante per un atleta che solamente due anni prima correva nei distretti inglesi corse di livello molto basso. Arriva solamente in tre tappe nei primi cento della classifica giornaliera, ma ha comunque modo di comprendere il mondo di un Grande Giro, dall’organizzazione di squadra, alle tattiche, passando per i giorni di riposo e le tappe più impegnative, quelle dove gli scalatori come lui lottano per qualcosa di grande. A fine stagione arrivano varie offerte, si dal World Tour: si vocifera di un grande interessamento del Team Sky (ora Ineos, ndr), e la trattativa viene confermata da fonti vicine al corridore, che però decide di spiazzare tutti. “In questa parte di carriera, ho bisogno di una squadra che mi faccia crescere e che si adatti alle mie caratteristiche”. Arriva così la EF Education First di Vaughters che si assicura le prestazioni del gigante buono: Carthy ha fatto il suo salto nel WT, finalmente ce l’ha fatta. Dopo un’annata transitoria, dove ha imparato i meccanismi del nuovo mondo, quest’anno sembra essere finalmente arrivato il suo definitivo salto di qualità: undicesimo posto ad un Giro d’Italia corso abilmente, quasi da veterano, e probabilmente nella “forma della sua vita”. Ha scollinato il Passo del Mortirolo insieme ad un campione del calibro di Vincenzo Nibali, in una giornata da tregenda per lui e per l’intero gruppo. Ma per diventare un grande davvero resta ancora qualcosa. In questa Vuelta, si è intromessa una caduta nella sesta tappa che l’ha costretto al ritiro. Un finale di stagione sfortunato per il britannico che siamo sicuri rivedremo ai livelli dello scorso maggio. Un britannico atipico, che ha rifiutato la Sky per volontà personale. Ha fatto di testa sua, perché è fondamentale essere indipendenti nelle scelte. Tra i grandi sei arrivato, ora tocca a te, caro Hugh, dimostrare che anche tu sei uno di loro. 

(Niccolò Anfosso)

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