Samuele Rivi e il suo primo Giro d’Italia: “Arrivare a Milano è stata un’emozione incredibile”

Prima del Giro d’Italia abbiamo conosciuto Samuele Rivi e abbiamo condiviso le sue emozioni e aspettative alla vigilia del suo debutto in un Grande Giro.
Il giovane portacolori della Eolo Kometa si è reso protagonista di diverse fughe da lontano ed è stato un prezioso uomo squadra, sempre pronto a supportare al meglio i suo compagni.
Dopo la cronometro finale di Milano l’abbiamo contattato per rivivere con lui questa grande avventura.

(Credit photo Claudio Bergamaschi)

 

“Arrivare in piazza Duomo è stata un’emozione incredibile – ci ha raccontato Samuele – era un mio obiettivo terminare il Giro ma quasi non ci credevo e la vittoria di Lorenzo Fortunato sullo Zoncolan ha trasformato la corsa in un vero successo per la nostra squadra. Vincere una tappa era il nostro target e abbiamo centrato il bersaglio e questo è un grandissimo stimolo per il mio futuro: ho capito che vincere contro grandi campioni non è impossibile, noi ci siamo riusciti e ora sono consapevole che lavorando sodo e con tanto impegno il prossimo anno anche io potrò centrare questo risultato.
Potrà sembrare banale ma la squadra è stata fantastica per tutte e tre le settimane, dallo staff, ai direttori sportivi e ai compagni: è stato un piacere e un onore mettermi a disposizione dei compagni e i direttori sportivi sono stati bravissimi ad aiutarmi a gestire al meglio le energie soprattutto nella terza settimana, non mi hanno mai messo pressioni e nelle tappe non adatte alle mie caratteristiche spingevano per farmi aggregare subito al gruppetto dei velocisti per risparmiare le energie per i giorni successivi.
Le tappe più belle sono state quelle in cui sono andato in fuga e ci sono riuscito diverse volte. Non è stato semplice perché il gruppo difficilmente lasciava andare gruppetti troppo numerosi o con compagni di squadra di uomini di classifica per esempio nella Rovereto-Stradella ci sono stati più di 50 km di scatti prima che il gruppo si arrendesse ed è stata una sofferenza evadere dal gruppo, sembrava di correre tra i dilettanti dove è sempre una guerra riuscire ad andare via. Alcune di queste azioni sono arrivate al traguardo ma successo non è arrivato. Nella seconda tappa ero all’attacco con Albanese che indossava la Maglia Azzurra di miglior scalatore e mi sono speso a fondo per portare la fuga più lontano possibile per fargli guadagnare il maggior numero possibile di punti sui GPM di giornata, ho lavorato a fondo per la squadra e nel finale poi non avevo le gambe per seguire Taco Van der Horne. Poi una volta ci siamo trovati il passaggio a livello abbassato. Nella tappa di Stradella c’era con me Francesco Gavazzi e il finale era perfetto per le sue caratteristiche ma è incappato in una giornata storta e le mie energie nella terza settimana non erano più come nei primi giorni. Ci ho provato e in futuro ci proverò ancora.
Però il momento più emozionante è stato sulla salita di Sega di Ala dove c’era la mia famiglia a bordo strada a incitarmi ed è venuto pure mio fratello che non mi segue mai alle corse, non lo scorderò mai”

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