I giovani talenti esplosi nel 2020 nei grandi giri: Carthy scoperta, Pogacar cannibale

Anno atipico, sorprese speciali. Alcuni gioiellini sono saliti alla ribalta prendendosi la scena per mettere in chiaro chi guiderà le operazioni delle corse a tappe del futuro prossimo. Andiamo ad analizzare insieme le prestazioni dei quattro migliori giovani prescelti dalla nostra redazione:

Tao Gheoghegan Hart: gambe e testa per andare lontano. Al Giro dimostra qualità fisiche e mentali che valorizzano al meglio le doti da scalatore del giovane britannico. Perde oltre due minuti all’Etna, ma non si perde d’animo continuando a credere di poter andare forte quando la strada sale. Ragazzo di tenuta fisica e mentale. Ha tutto per proseguire la sua crescita con la Ineos. La maglia rosa come segno identificativo: è solo l’inizio. Come a voler esplicitare concetti di battaglia. D’ora in avanti farete i conti anche con lui.

Jai Hindley: In salita ci ha impressionato fino alla fine. Luogotenente di Kelderman, avrebbe potuto vincere il Giro se e solo se non l’avessero tenuto coi freni dall’ammiraglia a metà corsa. Il talento è cristallino, il tempo ci dirà se riuscirà a conquistare grandi giri. Le potenzialità le ha tutte, unico vulnus a cronometro, dove deve crescere per migliorare le prestazioni limitando lo svantaggio fisico.

Hugh Carthy: la vittoria di potenza sull’Angliru, con il suo rapporto durissimo e una pedalata non proprio da scalatore puro, è senza dubbio la perla migliore di una carriera pronta a decollare A cronometro si comporta bene, in salita resta sempre con i migliori, riuscendo a volte anche a staccarli. Gamba a carattere, da limare il tempismo nelle operazioni di attacco. Lo aspettavamo da tempo, che spettacolo.

Tadej Pogacar: debuttare affrontando i grandi giri come se ne avesse già corsi cento: così si fa. Terzo alla Vuelta e primo al Tour, più le vittorie di tappa (tre in entrambi i casi) e le altre maglie. Un piccolo cannibale che corre a sensazioni e senza far calcoli col misuratore di potenza. Diverte e si diverte, ribaltando il Tour con gambe e cuore andando ogni pronostico e soprattutto avvalorando la tesi dimostra che nel ciclismo il più forte può ancora vincere da solo.

Niccolò Anfosso

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