Jacopo Mosca, dopo un anno incredibile punta al definitivo salto di qualità con la Trek Segafredo.

La vita di ciascuno di noi è una grande avventura e gli ultimi 12 mesi di Jacopo Mosca che stiamo per raccontarvi possono sembrare una favola con un lieto fine: una carriera a rischio, la ripartenza in una formazione continental e un contratto con la Trek Segafredo, dalle corse in Polonia alla Vuelta di Spagna, insomma Jacopo ha vissuto un tourbillon di emozioni, dove hanno trovato spazio tutti gli elementi della letteratura classica, dal Pathos delle tragedie greche passando per le connotazioni della mitologia e le dodici fatiche di Ercole, il tutto in parallelo con Dante e il suo incredibile viaggio tra Inferno, Purgatorio e infine il Paradiso. Non manca nessun ingrediente che non possa contraddire questa nostra chiave di lettura, dalla grande forza di volontà di Jacopo, un eroe che non smette mai di lottare e che ci tiene a “ringraziare la famiglia che l’ha sempre supportato nei momenti più difficili, così come gli amici e i colleghi, in particolare Fabio Felline” che nelle vesti di un moderno Virgilio lo ha aiutato a traghettarsi fuori dal girone infernale con consigli e semplici ma efficaci messaggi di ottimismo ma noi siamo proiettati al futuro proprio come lui e consideriamo questo come l’incipit, un’interessante introduzione della sua grande avventura sportiva che dai prossimi mesi lo vedrà recitare il ruolo di protagonista nei principali appuntamenti mondiali con la maglia della Trek Segafredo: le sue gesta riempiranno pagine bianche ancora da scrivere e siamo sicuri che il bello deve ancora arrivare.

Jacopo, torniamo indietro nel tempo: come è andata la tua prima esperienza tra i professionisti come stagista nel 2016 alla Trek

“Ho debuttato a inizio Agosto al Tour of Utah, la mia prima gara da stagista. una grande emozione, conclusa con un bel bagaglio di esperienza; proseguo a settembre con il Tour of Britain, dove incredibilmente finisco decimo in generale ed è ancora divertente rileggere quell’ordine d’arrivo con il mio nome in mezzo a tanti campioni. Termino l’anno con l’Abu Dhabi Tour, sempre da stagista”

Un biennio con Scinto: nel 2017 la tua prima classica, la Milano Sanremo e il tuo primo successo con tappa e generale in Cina. Come ti sei trovato?

“Il 2017 è stato il primo anno da professionista, quindi si può dire che è stato il mio vero inizio. La settimana successiva alla mia prima Classica, cado in gara a De Panne e mi rompo il gomito sinistro e rientro alle gare solo a giugno. La seconda parte di stagione sarà “a fuoco” e concludo con la vittoria ad Hainan: assolutamente inaspettata, ma è stato incredibile trovarsi a chiudere l’anno cosi. Come ho sempre detto, “quelli buoni erano già in vacanza” quindi sono consapevole che quella vittoria ha un peso relativo però mi ha anche fatto credere di più in me stesso”

Passiamo al 2018. La Tirreno: emozioni, fughe, grinta e classifica a punti. Ti sei fatto conoscere dagli appassionati e poi il tuo primo grande giro.

“La Tirreno del 2018 rimane finora la settimana più bella (insieme al Tour of Britain del 2016). Una settimana di vento in faccia e mal di gambe, un obiettivo concretizzatosi strada facendo, ma che avevo in mente dal primo giorno, diciamo che lo pensavo ma non avevo mai realmente creduto fosse realizzabile. Il primo Giro d’Italia, una grande emozione, il primo grande giro con tre settimane a contatto con il vero ciclismo: è stato reso ancora più duro per aver sofferto di un virus intestinale al termine della prima settimana e, seppur senza risultati di rilievo, posso dire che è stata una svolta”

Dopo queste splendide premesse la seconda parte del tuo 2018 si chiama Cina.

“Si, la seconda parte del 2018 è stata strana: venivo dal Giro, dopo una sessione di allenamenti in altura, ero pronto a dimostrare che il Giro mi aveva dato una buona condizione e il Campionato Italiano ne era stata una piccola testimonianza. Non si può dire che non abbia corso, 48 giorni di gara sono tanti, peccato che sono stati tutti in Cina (Quinghai Lake,Tour of Cina 1 dove ho vinto una frazione, Cina 2, Taihu Lake ed Hainan). Purtroppo le scelte sono state fatte dalla squadra e non voglio assolutamente dire che avrei fatto chissà cosa con un calendario diverso, visto che rimango sempre consapevole dei miei limiti, ma sicuramente poteva essere pianificata meglio la seconda parte della stagione.

A fine stagione niente rinnovo e nessun nuovo team: come hai vissuto questa situazione?

Vista da fuori era una situazione surreale vedere uno dei giovani più promettenti a rischio ritiro, non posso immaginare viverla in prima persona”Il mancato rinnovo di contratto ha sicuramente segnato una battuta d’arresto: non me lo aspettavo, ma purtroppo è andata cosi. È stato un inverno difficile, ma è venuta fuori la mia testardaggine: dopo una stagione comunque discreta, ripeto, so di non essere vincente, ma trovarsi senza squadra e senza futuro non è stato facile.

Invece qualcuno ha creduto in te: una nuova ripartenza con la D’amico UM Tools, con gare distribuite tra il calendario italiano e Est Europa. A Laigueglia mi avevi detto che ti sembrava strano essere l’uomo di esperienza a 25 anni. Come ti sei trovato?

“A fine gennaio è arrivato l’accordo con la D’Amico Um Tools: io volevo correre e loro me lo hanno permesso. Mi sono ritrovato “l’esperto” di una squadra, e spero di aver aiutato con quel poco di esperienza che ho racimolato in due anni i miei giovanissimi compagni di squadra. Un calendario iniziato a Laigueglia e ricco di gare per me nuove in Est Europa”

Convocato con la nazionale italiana alla Coppi e Bartali. La tappa di Crevalcore, un finale stupendo che ancora ti brucia, un podio amaro ma forse quello è stato il giorno della svolta.

“La Coppi e Bartali con la Nazionale, che ancora ringrazio per avermi permesso di correre sia Larciano sia a questa corsa con la maglia Azzurra, è stata strana: mi sembrava di non stare benissimo, eppure la seconda tappa ero già in fuga, e la quarta, con quel finale a Crevalcore, è stata incredibile. Fosse arrivata la vittoria sarebbe stato ancora meglio, ma un podio con la maglia Azzurra, dopo l’inverno così tribolato, è qualcosa che mi ricorderò per sempre!

Dalla serie c delle continental alla serie A con la Trek Segafredo. Ad agosto il colpo di scena. Raccontaci di questa promozione e il tuo finale di stagione.

“Si dice che la ruota gira, e per me ha girato davvero bene nella seconda parte del 2019. Sono sempre rimasto in contatto con il Team Trek-Segafredo dopo lo stage del 2016, e grazie alla loro fiducia, avendo loro bisogno di un corridore in più per la seconda parte dell’anno in seguito ad una serie di infortuni da parte dei loro corridori, mi hanno preso in squadra: qualcosa di veramente inaspettato. La seconda parte è stata “full gas” Tour of Utah (che era stato il mio debutto 3 anni prima sempre in maglia Trek), Vuelta di Spagna, Giro dell’Emilia, Gp Beghelli e Tour of Guanxgi. ho accumulato tanta tanta tanta fatica, ma sicuramente mi sarà utile nel 2020″

Ti aspetta un inverno senza pensare al contratto, con la testa proiettata al 2020. E torno alla carica con la domanda che ti ho fatto a febbraio a Laigueglia. Jacopo, a fine stagione 2020 sarai soddisfatto se?

“Questo inverno ho la testa libera dal lato contratto, ma questo non vuol dire che non sia determinato: non vedo l’ora che si cominci. Ripetimi ancora la domanda… Certo, e ti rispondo ancora allo stesso modo: a fine stagione sarò soddisfatto se…..avrò raggiunto i miei obiettivi ? “

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