Iryna Bukhanska e l’ultracycling “Faccio le granfondo per allenarmi”.

Il ciclismo è uno sport di fatica e questo non lo scopriamo oggi ma ci sono atleti che affrontano sfide estreme come l’Ironman, un triathlon con distanze da percorrere doppie rispetto alla prova olimpica o l’ultracycling, una disciplina poco conosciuta e per scoprire questo affascinante mondo ci siamo rivolti alla campionessa italiana della specialità Iryna Bukhanska, Ucraina di nascita ma in Italia da anni.

Irina, spiegaci in breve in cosa consiste l’ultracycling?

Sono competizioni a cronometro della durata di almeno 24 ore. Io affronto la disciplina in coppia, una staffetta dove ci si alterna ogni 3 ore. Per esempio la D+, l’ultracycling delle Dolomiti, era di oltre 700 chilometri e abbiamo affrontato 16 passi. Gli organizzatori hanno indicato un dislivello di 13mila metri ma a fine prova il Garmin ne segnava più di16mila.

Come prepari una prova così impegnativa?

Non è semplice. Sono prove dove si spinge il corpo oltre i propri limiti e tutto deve essere curato nei dettagli. L’allenamento è fondamentale, qualità e quantità e per questo devo ringraziare il supporto della famiglia perché sacrifico gran parte del mio tempo libero e in questo mio marito non solo non me lo fa pesare ma mi supporta in tutto. Poi l’alimentazione è fondamentale sia prima che durante la prova perché se resti senza carburante è finita e poi ci sono una serie di piccoli accorgimenti che hanno un’importanza fondamentale come per esempio adottare una corretta posizione in sella ma per questo sono tranquilla perché mi affido ad uno dei migliori professionisti del settore, Giuseppe de Servi di Studiobiomeconline.

Hai parlato di allenamenti, puoi entrare un pochino nel dettaglio?

Praticamente vivi in bici e si affrontano lunghissime distanze. E fondamentale è la testa perché si tratta di affrontare fatiche estreme, dove si porta il proprio corpo oltre i limiti. Vivere la tensione mi piace, voglio vincere e vado sempre oltre alle mie possibilità. Sin da piccolina il mio allenatore in Ucraina mi diceva che per migliorare dovevo scoprire i miei limiti e superarli. Giusto per darti un’idea faccio anche le Granfondo e seppur con ottimi risultati le uso come allenamento per i miei obiettivi, un po’ come fanno i professionisti che usano le gare prima dei grandi giri per trovare la miglior condizione in vista del loro vero obiettivo.

Come si affronta una ultracycling?

Io la corro in coppia quindi ci si alterna con turni di circa cinque o sei ore. Ovviamente in base alle caratteristiche del percorso si sceglie la bici. Alla Dolomiti si usa una normale bici da strada ma se il percorso è abbastanza pianeggiante come nel caso dell’Adriatica la bici da crono ovviamente è migliore perché la posizione più aerodinamica ti permette di fare meno fatica e le gambe si stancano di meno. E oltre a gestire lo sforzo è importantissimo gestire al meglio i tempi di riposo: in poco tempo si fa una doccia, si controlla la bici, si mangia e poi al volante per raggiungere il punto di ripartenza e in genere restano solo pochi minuti per riposarsi.Ma il vero punto di forza dopo tante ore in bici è la testa che ti fa andare avanti ed è quella che fa la differenza. Se non sei forte mentalmente non puoi nemmeno affrontare certe prove.

Progetti per il 2020?

Sogni e obiettivi ne ho tanti ma non mi piace fare proclami. Vorrei ripetermi alla D+ la Ultracycling Dolomiti che ho già vinto due volte e poi ho progetti più ambiziosi come il campionato europeo che si correrà a inizio agosto in Italia e ovviamente il sogno è di vincere i Mondiali UCI che si correranno in Canada ma per affrontare una trasferta così costosa spero di trovare uno sponsor che mi supporti.

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