Andrea “Flash” Guardini e l’arte della volata: “dalle sconfitte nascono le vittorie più belle”

In un ciclismo moderno sempre più esasperato e programmato resiste ancora una forma di arte dove gli interpreti possono dipingere i loro capolavori: parliamo dei velocisti che in pochi secondi si giocano tutto e il perfetto mix di tempismo, posizionamento e intuito spesso fanno la differenza sulla tattica studiata a tavolino e sui treni più collaudati.
Per soddisfare la nostra infinita curiosità abbiamo provato ad entrare nella testa di  Andrea Flash Guardini, uno dei più esplosivi sprinter del decennio che vanta nel palmares una cinquantina di successi da professionista e a 31 anni sta cercando di rilanciare la sua carriera con la maglia della Giotti Victoria – Savini Due, dopo che in un 2020 condizionato dalla pandemia ha conquistato due importanti successi nei circa 20 giorni di corse a cui è riuscito a partecipare. Questi successi dimostrano che il suo talento è intatto e che dopo un paio di stagioni sottotono è pronto a riprendere il suo posto nell’élite mondiale degli sprinter.


“Andrea, come vivi il peso delle responsabilità?”
Sento tanto la corsa, quando partecipo a gare che non sono adatte a me è tutto molto più semplice. Nei giorni dell volate certe volte mi sento particolarmente carico, altre volte la pressione mi ha condizionato ma con l’esperienza ho imparato a gestire al meglio le responsabilità.  È la condizione che fa la differenza: se stai bene sei molto più tranquillo, se non sei al top tutto è più difficile

“Come prepari una volata? Studi tutto nei minimi dettagli?”
Conoscere il percorso e l’arrivo è fondamentale, è quello che fa la differenza e poi sapersi muovere e partire al momento giusto è più importante che avere la gamba giusta. È il timing perfetto che ti fa vincere, se sbagli quello rischi di non disputare nemmeno la volata. E per esperienza posso affermare  che nel 90% delle volte la volata non va mai come l’hai pianificata.

“Gli avversari: come scegli la ruota giusta?”
Adesso con un ciclismo globalizzato è difficile conoscere tutti gli sprinter perché magari corri in Asia, poi rientri in Europa e affronti sempre corridori di squadre diverse, ma la tecnologia aiuta e grazie a Procyclingstats posso vedere chi ha vinto e chi sta attraversando un buon periodo di forma. E poi durante le corse ci si osserva e con la mia esperienza riesco a capire alcuni dettagli che mi fanno individuare gli sprinter più in forma. Per farti un esempio prendiamo Elia Viviani: lo conosco da quando avevamo 7 anni e capisco immediatamente da come pedala l’esito della volata: se penso “Oggi vince lui perché ha una gamba della madonna” è quasi certo che finisce così. Oppure durante i momenti di fatica, quando sono al limite magari durante le salite, guardando in faccia gli altri velocisti vedo la loro fatica e penso “io sono stanco ma anche loro non si stanno divertendo” e questo mi aiuta a stringere i denti e a non mollare. Ma la volata non è una scienza esatta: mi è capitato di essere sereno in corsa e sicuro di vincere e poi è finita male e viceversa in corse dove faticavo tantissimo sono riuscito a vincere.

“Vincere è il tuo obiettivo, ma come vivi le sconfitte?”
Quando arrivi secondo o terzo al momento sei arrabbiatissimo anche se il vincitore è stato nettamente più forte. Perdere mi dà fastidio. Poi si analizza la volata per capire dove si poteva fare meglio in futuro e si metabolizza in fretta la sconfitta focalizzandosi sulla prossima volata. Purtroppo sono un perfezionista e trovo sempre da recriminare sui miei errori dopo una sconfitta ma negli anni ho capito che il 90% delle volte non va mai come ti aspettavi, devi sempre essere pronto e fare la scelta migliore al momento giusto. Devo aggiungere che le sconfitte mi hanno aiutato tanto a crescere e a sbagliare sempre il meno possibile. Per esempio ti racconto di quando ho vinto al Giro d’Italia la tappa di Vedelago davanti a Cavendish in maglia iridata. Era la 18° tappa e avevamo già disputato 6 o 7 volate e ho vinto perché avevo sbagliato tutte quelle precedenti ma ho fatto tesoro dai miei errori: nelle prime tappe in Danimarca ero sempre troppo indietro nelle fasi finali, poi sceglievo sempre il treno sbagliato. Quel giorno ho deciso di seguire il treno della Saxo Bank: il loro velocista Aedo non era il più forte in corsa ma aveva un treno super guidato da Matteo Tosatto. Ho preso la loro ruota, poi ho combattuto con tutte le mie forze per tenere la posizione e poi ho dato tutto me stesso e ho vinto. Alla fine posso dire che  dalle sconfitte nascono le vittorie più belle.

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