Luca Chirico ci racconta come si prepara un grande giro.

Improvvisazione? Una dote fondamentale nel gestire le situazioni chiave di una corsa ma che poco o nulla ha a che fare con la quotidianità dei corridori. Impegno, perseveranza, sacrificio sono le parole chiave che portano i nostri beniamini ad affrontare un grande giro di tre settimane. Luca Chirico con grande entusiasmo prova a esaudire la nostra curiosità ma dopo un paio di domande la passione che traspare dal suo racconto, interessante ed esauriente rende davvero superflua una nostra mediazione e così di seguito potete gustarvi fino in fondo il suo pensiero.

I carichi di lavoro si decidono insieme al preparatore della squadra e nel periodo di altura sono quelli più pesanti che ti portano davvero oltre il limite e poi sono fondamentali le corse in preparazione come il Giro del Trentino o il Delfinato nel caso del Tour de France perché queste tipologie di corse di una settimana aiutano tanto perché sono complete e il loro percorso ricalca la tipologia di tappe che si affronteranno nel corso delle tre settimane ed è normale vedere i grandi campioni che spesso sono in difficoltà in questi appuntamenti perché le gambe sono appesantire dai possenti carichi di lavoro appena affrontati e spesso i giornalisti si preoccupano della loro condizione ma in realtà è tutto studiato per arrivare al 100% al grande appuntamento perché se ci si prepara bene si può mantenere la forma al top per le tre settimane dove si deve sparare tutto quello che si ha in corpo senza risparmiarsi. Il mio ricordo più bello del Giro, quello davvero indelebile è stato sicuramente il passaggio dal mio paese Porto Ceresio dove tutti mi invitavano, un’emozione unica mentre la più grande emozione in corsa per me è stato quando mi sono trovato per qualche centinaio di metri sul Mortirolo davanti a Contador, veramente una delle cose che sportivamente parlando porterò sempre nel cuore.

Affrontare le grandi montagne in corsa è molto più impegnativo che durante e qualsiasi allenamento perché non sono io a decidere il ritmo e anche per questo in carriera ho sempre preferito usare le corse per prepararmi perché più corro e più sto bene poi ogni atleta ha il suo fisico e le proprie sensazioni ma il lavoro più grande sicuramente si fa in corsa”.

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