Matteo Pelucchi e i pensieri in corsa: “Mi piace sentire la pressione e il peso delle responsabilità”.

Assistere al finale di una corsa pochi metri dopo lo striscione del traguardo è sempre un’emozione speciale. In televisione le immagini della corsa ci permettono di sapere con esattezza quello che sta succedendo ma sulla strada tutto cambia: il pubblico che freme in attesa dei corridori con la voce dello speaker che ripete con entusiasmo coinvolgente le informazioni di Radiocorsa, il nervosismo dello staff delle squadre e poi le sirene della polizia, le macchine dell’organizzazione e in un attimo spuntano i corridori e l’urlo liberatorio del vincitore che esulta alzando le braccia al cielo. Lacrime di gioia e lacrime amare degli sconfitti in pochi istanti svaniscono per lasciare spazio alla festa sul podio, ai festeggiamenti e alle recriminazioni. Ma come vivono la corsa i corridori? Lo chiediamo a Matteo Pelucchi, da questa stagione in forza alla Androni giocattoli – Sidermec, per capire come vive la corsa un velocista, un ruolo delicato dove non ci sono mezze misure e in pochi secondi ci si gioca tutto, primo o niente, vincitore o sconfitto.

Matteo, raccontaci il tuo stato d’animo alla partenza

Il mio stato d’animo cambia tanto in base al tipo di corsa che vai ad affrontare perché se è una corsa dove hai la responsabilità della squadra e dove sai che tutta la squadra correrà per te come per esempio una tappa dove si arriva in volata e sai che tutti contano su di te e i compagni ti danno una mano allora si sente un po’ la pressione e sai benissimo che se manco io abbiamo corso per niente. Ovviamente senti la pressione e il peso della responsabilità ma questa è una cosa che piace e non mi sono mai preoccupato più di tanto. Invece in tante altre tappe più impegnative dove magari pensi di non farcela o che devi fare davvero tanta fatica allora sento di più le responsabilità ma varia tanto in base alla situazione.

Parte la corsa, la tua tappa dove sai che in pochissimi istanti ti giochi tutto. E inizia la fase di studio degli avversari. Ci sono dei particolari che ti fanno capire quale sarà la ruota giusta da battezzare in volata?

Prima della gara sai già quali sono gli avversari che pedalano bene e che hanno già fatto risultati nelle corse precedenti poi è ovvio che ci può sempre essere la sorpresa ma si cerca sempre di partire con le idee chiare e in corsa ti puoi rendere conto se qualcuno ha un problema, se uno degli avversari favoriti è in difficoltà e puoi così decidere di cambiare i piani in corsa ma tendenzialmente non facciamo la gara guardando gli altri ma cerchi di fare il massimo con le tue possibilità e sfruttando al meglio il supporto della squadra.

Il vortice dell’ultimo chilometro: conoscere il percorso, la posizione e la ruota giusta sono fondamentali 

Quando inizi la volata e ti trovi coinvolto in pochi istanti pensi solo a metterti bene, a cercare la miglior posizione e poi te la giochi con chi c’è. Conoscere il percorso finale è fondamentale, lo si è sempre fatto e oggi ha ancora maggior importanza: si cerca di andare a provare gli ultimi chilometri prima della gara o se si ha la fortuna di correre in circuito non serve perché si affronta il finale in gara diverse volte e con le velocità con cui si affrontano oggi i chilometri conclusivi è fondamentale conoscere le curve e anche i minimi dislivelli perché in un attimo si possono perdere due o tre metri che ti compromettono la gara quindi i finali si devono studiare bene e preparare un piano preciso con la squadra, su dove si deve essere lasciati dall’ultimo uomo e di solito si preparano due o tre piani alternativi per essere pronti i base alle diverse situazioni di gara perché se il piano principale non è più attuabile in base al momento abbiamo le ide chiare per non faci trovare impreparati 

Come le metabolizzi le sconfitte? 

Per quanto riguarda la volata se perdi perché il tuo avversario è più forte dici ok, ho perso perché il mio avversario è più forte, ti brucia di meno e ti metti subito a lavorare per cercare di migliorare però non hai sbagliato niente in quell’occasione. Quello che io fatico a mandare giù è quando ho la certezza che avrei potuto fare di più ma ero messo male, ho sbagliato qualcosa, sono partito troppo tardi o sono rimasto chiuso, cioè se commetto degli errori palesi che non mi hanno permesso magari di fare il risultato che volevo allora mi pesa e sono molto severo con me stesso perché rianalizzo la volata e penso: se avessi fatto così avrei potuto fare un risultato migliore ma se dopo la volata ho fatto tutto bene e sono stato battuto lo stesso sono più tranquillo e vuol dire che in quella situazione ho fatto tutto quello che potevo in quella situazione e si pensa a vincere la prossima corsa.

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