Mitchelton Scott, Paolo Gallivanone “il massaggiatore di oggi è un vero tuttofare, guida anche il pullman della squadra”

Nell’immaginario collettivo il ruolo del massaggiatore nel ciclismo è rappresentato dal leggendario Biagio Cavanna, non vedente, uomo di fiducia del campionissimo Fausto Coppi, una figura abile a riabilitare il fisico e fondamentale supporto psicologico per gli atleti. Ma il tempo passa e per capire le evoluzioni del ruolo all’interno dei team e nella tecnica dei massaggi ci siamo fatti ragguagliare da Paolo Gallivanone che dopo anni di esperienza alla Lampre, poi diventata UAE Emirates, da un paio di stagioni è al servizio della Mitchelton Scott.
Prima di entrare nello specifico del tuo ruolo all’interno del team, come stai vivendo questa situazione di lockdown?
“Ovviamente siamo fermi e regna un clima di incertezza, questa emergenza sanitaria ha stravolto un po’ tutti gli aspetti della vita, sociale e lavorativa di tutti noi. La squadra ci è vicina e questo è fondamentale, abbiamo riunioni periodiche ovviamente via internet dove facciamo il punto della situazione ma non ci sono ancora certezze. Cerchiamo di fare dei piani molto flessibili ma l’unica certezza è che ora i nostri atleti, almeno quelli che si trovano in Italia posso riprendere ad allenarsi su strada. Ora mi mancano molto le corse, avevo iniziato la stagione con un ritiro a Sierra Nevada e poi sappiamo tutti quello che è successo, avrei dovuto accompagnare la squadra in Italia con Strade Bianche e Tirreno, poi in Belgio con le classiche per finire la prima parte della stagione con il Giro d’Italia”


Il ruolo del massaggiatore oggi
“Ovviamente il nostro compito principale è prenderci cura degli atleti e il nostro ruolo di confidente è fondamentale per il morale degli atleti e per cercare di fare gruppo visto che con la globalizzazione è facile che alcuni atleti corrano insieme poche corse all’anno, ma detto questo il nostro ruolo è un po’ quello dei tuttofare: ci occupiamo della gestione e manutenzione dei mezzi, del magazzino e ti potrà sembrare strano ma un requisito fondamentale del nostro lavoro è quello di possedere le patenti di guida per camion e pullman per esempio lo scorso anno ho guidato il bus della squadra al Tour de France. Alle corse non ci si annoia mai, amo il mio lavoro perché è vario, oltre ai massaggi facciamo un po’ di tutto, prepariamo il rifornimento per gli atleti, poi li aspettiamo al traguardo e l’emozione e l’adrenalina che viviamo nelle fasi conclusive è una cosa fantastica senza poi dimenticare che durante i grandi giri ci sono sempre più cose da fare, come ad esempio il bucato”
Parlavi di emozioni, qual è la corsa più stimolante?
“Anche se sono italiano devo dire il Tour de France. È scioccante, senti una pressione esagerata durante tutta la giornata, ci sono migliaia di persone lungo il percorso dal primo all’ultimo chilometro, lungo le strade c’è un clima festoso e di allegria. Lo viviamo intensamente anche perché il percorso viene chiuso dal primo chilometro e quando ci rechiamo dalla partenza al luogo del rifornimento non possiamo per esempio tagliare il percorso, prendere le autostrade ma dobbiamo seguire l’itinerario dei corridori e già ore prima del passaggio è una festa e il 14 luglio nella ricorrenza della Presa della Bastiglia il calore del pubblico è una cosa indescrivibile”
Sei ottimista sulla ripartenza?
“Come dicevo prima è ancora impossibile fare delle previsioni, abbiamo una bozza di calendario che non è definitivo perché la situazione sanitaria è diversa nei vari paesi quindi i governi prendono decisioni autonome, gli spostamenti sono complicati e andranno attuati seri protocolli sanitari per tutelare la salute di tutti. Detto questo penso che sia necessario dare la priorità ai grandi giri e alle classiche monumento, senza nulla togliere alle altre corse ma in questa situazione occorre dare massima visibilità agli sponsor permettendo al contempo di correre durante i grandi giri altre competizioni perché le squadre possono benissimo organizzarsi per fare una doppia attività e vanno tutelate anche le corse per esempio della Ciclismo Cup e le formazioni professionali e continental”


Come vedi il futuro del ciclismo?
“La situazione sanitaria sta vendo conseguenze pesanti sull’economia reale. Spero che la prossima stagione ci saranno ancora tutte le squadre, anche con dei ridimensionamento. Non mi riferisco solamente a quelle World Tour, ma anche alle altre e spero vivamente che si torni a correre perché per le professional la partecipazione al GT del loro paese è fondamentale per la loro sopravvivenza e visto che viviamo di sponsorizzazioni e visibilità sarebbe fantastico se i grandi giornali e le televisioni nazionali dedicassero più spazio al ciclismo, non solo ai grandi eventi ma soprattutto alle splendide corse considerate minori ma che sono delle vere e proprie classiche, un vero patrimonio del ciclismo”.

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